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Paul Cezanne Paesaggio 1865 |
Il geo-sistema o
ecosistema terrestre.
La Terra è un sistema,
ovvero un insieme di più elementi che interagiscono attraverso
specifiche relazioni.
I quattro elementi
principali del geo-sistema sono :
la geosfera : il
globo terrestre di consistenza solida,
l’idrosfera :
l’insieme delle acque che ricopre per oltre due terzi la geosfera ;
l’atmosfera : un
involucro gassoso che avvolge entrambe ;
la biosfera :
l’insieme di tutti gli esseri viventi e degli ambienti che li
ospitano. La biosfera è uno spazio di una ventina di chilometri che
comprende la parte più superficiale della litosfera (il suolo, le
grotte), tutta l’idrosfera e gli starti più bassi dell’atmosfera.
Il termine ecosistema
indica un sistema composto da un luogo naturale e dalle piante e gli
animali che lo abitano e interagiscono con esso. Il luogo con le sue
componenti inanimate (suolo, acqua, aria) è la componente abiotica
(non vivente) dell’ecosistema ; gli animali e le piante sono
la componente biotica cioè vivente.
L’ecosistema
terrestre è come un mosaico composto di innumerevoli ecosistemi
minori ; sono ecosistemi uno stagno, un bosco, le praterie i
deserti, il mare etc..
L’equilibrio degli
ecosistemi.
Tutti gli ecosistemi si
mantengono stabili attraverso meccanismi di autoregolazione, detti
feedback negativi, che agiscono spontaneamente in presenza di
alterazioni dell’equilibrio naturale.
Per esempio in un
pascolo la disponibilità di erba e il numero di animali erbivori si
autoregolano. In presenza di molta erba aumentano gli erbivori,
quando il numero di erbivori diventa eccessivo rispetto alla
disponibilità di foraggio il loro numero inizia a diminuire. Il
meccanismo di feedback negativi, cioè che non provocano un mutamento
dell’ecosistema, funziona solo se le alterazioni dell’equilibrio
non sono tali da provocare dei meccanismi che accelerano sempre di
più l'alterazione dell’ecosistema, detti feedback positivi. Per
esempio un cambiamento climatico può provocare la trasformazione
completa di un ecosistema e la scomparsa di alcuni o tutti gli esseri
viventi in esso.
Ecosistema terrestre ed
energia solare.
L’ecosistema
terrestre funziona grazie all’energia del Sole. Il Sole riscalda la
terra, l’acqua e l’atmosfera provocando il movimento delle
correnti marine e dei venti e il ciclo idrologico, cioè il processo che
trasforma l’acqua degli oceani e della terra in vapore acqueo che
sale verso l’atmosfera e ritorna alla terra sotto forma di
precipitazioni. Una parte dell’energia solare assorbita dalla terra
e dall’acqua viene rimessa nello spazio sotto forma di calore,
ovvero di radiazione infrarossa. Per questo l’ecosistema terrestre
è continuamente attraversato da un flusso di energia.
Questo flusso di
energia trasforma e sposta in continuazione la materia sia vivente
sia non vivente che si trova nel sistema. A questi processi si dà il
nome di cicli geochimici. Fra i principali ricordiamo il processo che
trasforma l’ossigeno in anidride carbonica nei processi di
respirazione e combustione e quello della fotosintesi operata dalle
piante che ritrasforma l’anidride carbonica in ossigeno.
I paesaggi : le
montagne, i mari, i fiumi.
Il paesaggio è il
luogo naturale nel quale avvengono le interazioni tra gli elementi di
un ecosistema.
L’uomo e la montagna
Le montagne in genere
hanno sempre costituito un ostacolo alla penetrazione degli uomini,
sia per la difficoltà di transito, sia per la crudezza del clima e
la ristrettezza dello spazio adatto alle colture.
Le montagne si
oppongono all’incontro dei popoli e alla propagazione delle
tecniche.
La difficoltà di accesso può fare della montagna un’area di accantonamento di popoli rifugiati e di tecniche arcaiche, per esempio i cristiani maroniti sui rilievi del Libano sono riusciti a difendersi dal l’espansione islamica.
Storicamente le antiche civiltà sono fiorite in prevalenza nelle pianure dei grandi fiumi : i Sumeri, i Babilonesi in Mesopotamia e gli Egizi nella valle del Nilo, ma sono esistite importanti civiltà d’altopiano : i Persiani in Iran, gli Aztechi in Messico, gli Inca in Perù.
La difficoltà di accesso può fare della montagna un’area di accantonamento di popoli rifugiati e di tecniche arcaiche, per esempio i cristiani maroniti sui rilievi del Libano sono riusciti a difendersi dal l’espansione islamica.
Storicamente le antiche civiltà sono fiorite in prevalenza nelle pianure dei grandi fiumi : i Sumeri, i Babilonesi in Mesopotamia e gli Egizi nella valle del Nilo, ma sono esistite importanti civiltà d’altopiano : i Persiani in Iran, gli Aztechi in Messico, gli Inca in Perù.
Col crescere
dell’altitudine diminuisce la temperatura e aumentano le
precipitazioni. Nelle regioni montuose man mano che si procede in
altezza si riduce il numero delle piante coltivabili, infatti ogni
pianta ha un limite altimetrico al di sopra del quale non è
possibile la maturazione, parallelamente diminuisce il numero degli
abitanti e si delinea il limite altimetrico dell’insediamento
umano. Questi limiti variano a seconda delle zone climatiche, per
esempio nelle regioni tropicali il limite altimetrico di alcuni
cereali è di 2000-2500 m. e in queste aree le zone elevate sono
preferite perché sono più salubri.
Sulle montagne conta
molto anche l’esposizione, il versante esposto a sud, a solatio, è
più caldo e più coltivato, quello rivolto a nord, a bacìo, è più
freddo e ombroso e adatto a boschi e prati. Alle latitudini
intertropicali l’esposizione non è importante perché il sole, che
passa allo zenit due volte all’anno, si discosta poco dalla
verticale.
La trasformazione
prodotta dalla rivoluzione industriale del XIX e XX secolo ha portato
allo spopolamento delle montagne. Il flusso migratorio si è
riversato nelle grandi città delle pianure.
L’uomo e il mare.
Il mare attrae gli
uomini. Quasi un terzo della popolazione mondiale vive nelle fasce
costiere, fino a 50 km dal mare. L’attrazione del mare è dovuta al
clima, alla possibilità di scambi commerciali, alla pesca.
La pesca è il
principale sfruttamento del mare. Come la caccia la pesca è una
delle più antiche attività dell’uomo, ma mentre la caccia è
divenuta in quasi tutto il mondo un hobby, la pesca dà ancora un
grande contributo all’alimentazione degli uomini. Per lungo tempo
il pesce si è potuto consumare solo nei luoghi vicini a dove veniva
pescato perché non si sapeva conservare il pesce, a parte aringhe e
merluzzi sotto sale o affumicati. Con l’invenzione dei carri
frigoriferi e l’accresciuta velocità dei mezzi di trasporto si è
potuto trasportare il pesce molto lontano dai mari e dai fiumi. Il
consumo di pesce è aumentato nel mondo anche se in modo molto
diverso a seconda dei paesi.
La pesca è uno
sfruttamento distruttivo delle risorse. Essa interrompe la catena
alimentare della vita marina. Il primo anello di questa catena è il
fitoplancton, l’insieme dei microrganismi vegetali che prosperano a
miliardi fin dove penetra la luce, al massimo 150m di profondità,
nutrendosi di sali minerali e di zuccheri. Il fitoplancton è
l’alimento di moltissimi animali che formano un insieme detto
zooplancton, che è il cibo dei pesci piccoli che sono l’alimento
dei pesci più grossi.
La pesca è praticata
nelle aree con condizioni favorevoli all’addensarsi dei pesci. La
FAO (Food and agriculture Organization of United Nations) ha
individuato 27 principali area di pesca in tutto il mondo, otto aree
interne, fiumi e laghi, e diciannove aree marine appartenenti a
oceani e mari adiacenti, le aree sono identificate dal loro nome e
un codice di due cifre. Il Mar Mediterraneo fa parte della zona FAO
37, divisa in tre sub aree Mediterraneo occidentale 37.1,
Mediterraneo centrale 37.2, Mediterraneo orientale 37.3.
Il mare è anche un'enorme riserva di altre sostanze organiche e inorganiche utili
all’uomo, per esempio il cloruro di sodio, cioè il sale, che si
raccoglie nelle saline, distese sottili di acqua marina che evapora
sotto i raggi del sole lasciando depositare il sale. Per estrarre
altre sostanze sono necessari procedimenti molto complessi e che
richiedono molta energia, per questo si tende ad abbinare gli
impianti di estrazione con quelli di dissalazione per ottenere acqua
dolce per irrigare i campi in zone aride. Inoltre sono molto
interessanti i sedimenti e le rocce dei fondali marini della
piattaforma continentale che sono considerati ricchi di risorse
minerarie pari a quelle della terraferma.
L’uomo e i fiumi.
Nell’antichità
fiorirono numerose civiltà potamiche, sorte lungo i fiumi che
permettevano l’irrigazione dei terreni agricoli : gli Egizi
sul Nilo, i Sumeri e i Babilonesi tra il Tigri e l’Eufrate, gli
Indiani nella valle del Gange, i Cinesi sul Fiume Giallo e sul Fiume
Azzurro. Queste civiltà sono state chiamate "civiltà
idrauliche" perché la loro organizzazione politica religiosa e
sociale dipendeva dalle acque del fiume su cui sorgevano.
Ancora oggi le valli
dei fiumi sono i luoghi più favorevoli alla produzione e al
popolamento. I fondivalle offrono ottimi suoli coltivabili e spazi
idonei allo sviluppo di città e paesi. I fiumi forniscono acqua per
l'irrigazione, per la produzione di energia elettrica e sono delle
vie di comunicazione facile ed economica. Per questo le valli sono
densamente popolate in tutto il mondo, è raro che alla confluenza di
due fiumi o presso alla foce non via sia qualche importante città.
Per esempio in Europa la valle padana del fiume Po nell’Italia del
nord e la valle del Reno appartenente allo stato della Renania
Settentrionale Vestfalia in Germania sono tra le zone più densamente
abitate e produttive dell’Europa, ma anche nella foresta amazzonica
i nuclei di popolamento si trovano solo lungo le rive dei fiumi, che
sono le uniche zone abitabili dell’inestricabile groviglio di
vegetazione della foresta. Il progresso tecnico permette di sfruttare
sempre meglio le acque dei fiumi e di controllare le piene per
evitare le inondazioni. Un impegno continuo nel tempo deve essere la
difesa contro le piene dei fiumi, dovute soprattutto alle piogge
violente e prolungate. La piena dell’Arno che devastò Firenze nel
1966 fu causata da piogge torrenziali che in pochi giorni riversarono
su tutto il bacino del fiume più acqua di quella di un intero anno
di piogge. Nei nostri giorni si assiste sempre più di frequente alle
distruzioni provocate dalla violenza delle acque che straripano dai
fiumi in piena. Per difendersi gli uomini costruiscono potenti argini
che però spesso non sono sufficienti a contenere la piena del fiume.
Per poter essere efficaci gli argini dovrebbero lasciare in mezzo
un’ampia fascia di territorio dove il fiume possa espandersi quando
straripa, ma raramente gli uomini hanno adottato questa soluzione che
comporta una grande perdita di terreni coltivabili. Restringendosi
sempre di più lo spazio dei fiumi questi quando straripano
distruggono il territorio dell’uomo.
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